Il divieto di terzo mandato per i presidenti delle Regioni a statuto ordinario è efficace da subito e non necessita di alcuna legge attuativa da parte delle singole regioni. A stabilirlo è la Corte Costituzionale, che ha respinto il ricorso presentato dalla Regione Campania nel contenzioso contro Palazzo Chigi.
La Consulta ha chiarito che la norma riguarda il diritto di elettorato passivo, materia di competenza esclusiva del legislatore statale. Non si tratta quindi di una questione che rientra nell’autonomia organizzativa delle Regioni.
La motivazione della Corte: “Non è forma di governo regionale”
Nel comunicato diffuso dalla Corte Costituzionale, si legge che la nozione di “forma di governo” è limitata alla definizione dei rapporti tra gli organi politici delle Regioni. Ne restano esclusi gli aspetti più ampi del sistema elettorale, come appunto il regime delle limitazioni al diritto di elettorato passivo, tra cui rientra anche il numero massimo di mandati consecutivi.
In sostanza, secondo la Consulta, la norma non invade le competenze regionali ma rappresenta una regola generale a tutela della trasparenza e del ricambio democratico.
Campania sconfitta: addio al terzo mandato per De Luca
La decisione ha importanti ricadute politiche, in particolare per la Regione Campania, il cui presidente Vincenzo De Luca si è già espresso più volte in favore della possibilità di ricandidarsi per un terzo mandato.
Con la pronuncia della Corte, però, viene sancita l’inapplicabilità della deroga, rendendo così impossibile una terza candidatura per i governatori delle Regioni a statuto ordinario, salvo modifiche legislative a livello nazionale.
Implicazioni nazionali: verso un nuovo assetto delle candidature regionali
Il verdetto della Consulta uniforma le regole tra le Regioni ordinarie, mettendo fine a un dibattito acceso negli ultimi anni. I riflessi non riguardano solo la Campania, ma anche altre realtà in cui si ipotizzava la ricandidatura di presidenti già al secondo mandato.
Si tratta di una scelta che potrebbe rimescolare le carte in vista delle prossime elezioni regionali, aprendo la strada a nuovi nomi e nuovi equilibri politici.