Skip to content

Oltre la festa: il lavoro che sogniamo e quello che viviamo

di Domenico Gramazio
Spero in un momento di celebrazione, oltre il solito concerto, con i sindacati che tornino ad essere più vicini ai protagonisti di oggi
Oltre la festa: il lavoro che sogniamo e quello che viviamo

Se penso al lavoro mi vengono in mente tante cose: indipendenza, speranza, ma anche rassegnazione e sfruttamento. Perché, come diceva Massimo Troisi, la parola “lavoro” a Napoli doveva sempre essere affiancata a qualcos’altro. Un discorso che, se allargato a tutto il Paese, è ancora attuale. Stage, apprendistato, alternanza scuola-lavoro. Sia chiaro, qualcosa si muove. Basta vedere l’apparato degli enti pubblici svecchiato con gli ultimi concorsi, ma è troppo poco. Il privato è in affanno, come sempre. E se ci sono tanti imprenditori pronti a rischiare ancora, c’è anche chi è senza scrupoli. Perché se le tante misure per incentivare l’occupazione le conosciamo ormai a memoria, in pochi le attuano davvero o lo fanno a loro discrezione.

Da qui deve partire il concetto di sicurezza, che non deve essere solo inteso nel senso stretto del termine, ma anche nel rispetto di chi esce di casa e ritorna dopo aver lavorato per diritti di cui non godrà mai. La sicurezza dovrebbe essere la parola che ci viene in mente pensando al lavoro, ma è ancora troppo lontana. Il lavoro ti dà la sicurezza di diventare grande, di realizzarti, ma così non è ancora. Resta un campo minato per tutti, un ginepraio di regole per chi sogna la pensione e per chi cerca stabilità.

Dunque, più che in un giorno di festa, spero in un momento di celebrazione, oltre il solito concerto, con i sindacati che tornino ad essere più vicini ai protagonisti di oggi: i lavoratori. Perché lo siamo tutti, anche chi un lavoro non ce l’ha, ma lo aspetta, lo spera, lo sogna.

Buon Primo Maggio.

Leggi anche

Balli in carcere, sui social altri video degli ebolitani
La banda del buco assalta ancora il bar a Montecorvino Rovella
Omicidio Quaranta, l’ispezione del Ris a Mercato San Severino