«Ancora non hai capito con chi hai a che fare? Ti porto finito, e sai che ho i mezzi e le amicizie giuste per farlo». Antonio Campione si rivolgeva così a un ristoratore, imponendogli di pagare anche a lui il canone per la locazione, già versato al custode giudiziario, d’un locale ch’era stato sequestrato alla compagna dell’imprenditore battipagliese (ritenuta un mero prestanome) e che, in seguito, è stato confiscato e destinato al Comune di Battipaglia.
Le pene
Con la giustizia, però, i mezzi e le amicizie non contano, tant’è che, a 16 anni da quelle minacciose pretese (i fatti risalgono al 2009), i giudici hanno condannato sia lui che la moglie: quattro anni e due mesi di reclusione per lui, due e otto per la sua consorte, Maria Coppola. Sentenza emessa dalle toghe della Corte d’appello di Napoli, che hanno confermato il primo verdetto dei magistrati di Salerno (2015), confermato in secondo grado (2020) e poi annullato dalla Corte di cassazione (2022) per un clamoroso pasticcio di cancelleria.
Le multe
Gli ermellini accolsero il ricorso degli imputati, difesi dai legali Mario Murone e Carlo Guidotti: gli atti furono trasmessi alla Corte d’appello di Napoli. La stessa che s’è pronunciata adesso, riconfermando il verdetto. I due coniugi sono stati condannati per la tentata estorsione, aggravata dal metodo mafioso (con il riconoscimento delle attenuanti solo per la donna), ai danni del ristoratore e dei suoi familiari. Dovranno pure pagare 1.400 (lui) e 500 (lei) euro di multa, con l’annesso versamento d’una provvisionale di 5mila euro a testa alle tre persone offese, la famiglia sarnese assistita dagli avvocati Alessandro Laudisio e Fabio Carusone, in attesa del risarcimento in sede civile.
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