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Pierro, il portatore “irriverente” di una fede senza fronzoli

di Alfredo Boccia
Lui ultimo arcivescovo di Salerno, probabilmente, davvero presente tra la gente sia con il sole che la pioggia
Pierro, il portatore “irriverente” di una fede senza fronzoli

Parroco di paese” o “due facce come San Matteo” le frasi irriverenti rivolte a Gerardo Pierro da chi non lo amava. Tutto un altro ritratto, invece, quello disegnato da quanti ne apprezzavano una religiosità espressa senza fronzoli.

Lui ultimo arcivescovo di Salerno, probabilmente, davvero presente tra la gente sia con il sole che la pioggia. Capace di raggiungere non sporadicamente le comunità più lontane della estesa Arcidiocesi Salerno-Campagna-Acerno come a piedi di entrare nelle case del capoluogo per far sentire alle famiglie la presenza della chiesa. Quella con la C maiuscola che spesso si trovò a difendere dalle turbolenze di un clero che non lo riteneva “primus inter pares” per la poco forbita dialettica e le troppe mani tese ai peccatori per riportarli al gregge.

Così quando cadde in disgrazia, per la vicenda giudiziaria dell’ex Colonia San Giuseppe in via Allende a Salerno, sulle spalle si ritrovò a portare – spesso isolato – la croce della diffidenza altrui. Sofferenza interiore che divenne energia per dedicarsi ulteriormente a quanto gli riusciva meglio ossia unire gli uomini nel segno della parola di Dio, sia facendo emergere le attitudini dei laici che ordinando preti spesso disordinati.

Cosa ci lascia? Il no a farsi indietro di fronte agli ostacoli della vita e l’invito al dialogo nel rispetto delle idee altrui. Solco tracciato con la sua volontà, ad esempio, di profondere energie nell’Istituto Superiore di Scienze Religiose a Salerno come nell’avvicinare non solo ai fedeli gli strumenti di comunicazione – quali il settimanale Agire, Radio Stella e TeleDiocesi – o nell’istituzione in Curia di una rete di associazioni che – in tempi di preconcetti verso il nuovo, alla fine degli anni Ottanta – permise a tanti giovani obiettori di coscienza di svolgere il servizio militare senza indossare la divisa dell’esercito o dover imbracciare armi.

E poi la culla della religiosità non solo salernitana rappresentata dal Seminario Metropolitano “Giovanni Paolo II” a Pontecagnano Faiano intitolato a Papa Giovanni Paolo II che di persona il 4 settembre 1999 lo venne ad inaugurare rendendo anche omaggio all’uomo Gerardo Pierro che in molti non hanno apprezzato soprattutto quando indossò i panni di Arcivescovo senza dismettere nelle successive azioni il sentire di prete.

Insomma l’Arcivescovo mai alla stregua di un don Abbondio incapace di decidere. Lui, probabilmente, è stato conscio peccatore nel non temporeggiare di fronte ai dubbi, prediligendo il fare costasse qualsiasi cosa. Arrivando ad invadere – per quelle che riteneva “giuste cause” – sia i salotti della politica che della borghesia più che quelli del Vaticano per mettersi in luce. Tanto da finire i propri giorni in terra nella masseria a pochi passi dal Seminario dove ritrovava serenità e sorriso grazie ai pochi che lo andavano a salutare ed ai tanti giovani avviatisi sulla strada della parola di Dio.

Da anni vittima di un pessimo udito, in occasione dell’ultima intervista regalò al cronista un foglio in cui scrisse tra le altre cose che lui era stato spesso sordo per non farsi tentare dagli uomini di poca fede piuttosto che per convenienza personale. Di certo mai ha avuto sponsor e in via Roberto il Guiscardo, sede della Curia salernitana, con Pierro non c’era bisogno di farsi annunciare per un colloquio. Il silenzio in pubblico degli ultimi suoi anni l’omelia non pronuciata che nessuno potrà contestargli ora che riposa in pace.

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