Totò ha calcato il suo palco. I De Filippo hanno fatto vibrare le sue tavole. Generazioni di battipagliesi hanno riso, pianto e sognato tra le sue mura. Ora il Cineteatro Garofalo non potrà più essere toccato: è ufficialmente nella storia. La Commissione regionale per il Patrimonio culturale della Campania del Ministero ha apposto il sigillo dell’eternità sull’edificio di via Mazzini, dichiarandolo «bene d’interesse storico-artistico particolarmente importante». Un vincolo che proteggerà il tempio dello spettacolo dalle ruspe e, si spera, dagli oblii del tempo. L’organismo presieduto da Teresa Elena Cinquantaquattro ha esaminato la meticolosa relazione della soprintendente Raffaella Bonaudo e delle architette Annarita Graziato e Lorella Mazzella. Dieci pagine che raccontano le meraviglie dello stabile disegnato dalla matita del visionario Gino Avena, compianto ingegnere e architetto partenopeo.
La battaglia
Nel dossier c’è un estratto d’una sua vecchia intervista: il progettista parlava del Garofalo come d’«una delle opere più ammirate, in quanto presentava una pianta più grande di quella del Teatro San Carlo». Lo sa bene il suo proprietario, l’ex sindaco Gennaro Barlotti, che, con l’avvocato Antonio Amatucci, tanto ha battagliato per avere il vincolo. Un provvedimento unanime: negli 80 giorni dell’istruttoria non è pervenuta neppure un’osservazione contraria alla dichiarazione d’interesse storico-artistico della Soprintendenza.
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