Per chi ama lo sport dal più profondo del cuore, oggi è una giornata triste. Giù il sipario sulle Olimpiadi di Parigi e giù il morale dopo aver trascorso giornate avvincenti, seguendo le imprese di atleti capaci di trasformarsi in eroi. L’edizione 2024 della magnifica manifestazione inventata dal barone Pierre de Coubertin ci lascerà il ricordo dei trionfi a ripetizione in piscina di Leon Marchand e della palpitante finale per l’oro coi padroni di casa francesi della squadra femminile della spada azzurra; dell’asta e del salto da record del mondo di Armand Duplantis e dei meme del pistolero turco Yusuf Dikec .
Fra le tante cartoline di Parigi 2024 c’è pure quella di Remco Evenepoel, il fenomenale ciclista belga capace per la prima volta nella storia dei Giochi a Cinque Cerchi d’imporsi sia nella prova a cronometro che in quella in linea. La sua immagine mentre alza la bici sul traguardo con la Torre Eiffel sullo sfondo è una delle più significative di queste Olimpiadi, lo scatto che fa entrare definitivamente nell’Olimpo uno degli elementi di spicco della nouvelle vague del ciclismo. Parigi ha consacrato Evenepoel che, i soli 24 anni, ha vissuto già tante vite. Ci sono tanti prima e dopo nell’esistenza di Remco. E un dopo è iniziato a… Pastena.
Sì, avete letto bene. Non c’è alcun errore di battitura. Proprio il quartiere della zona orientale di Salerno, il luogo che – leggenda vuole – diede i natali al rivoluzionario Ippolito, che – in contemporanea col napoletano Masaniello – aizzò il popolo contro i dominatori asburgici nel 1647. Quasi 400 anni dopo, il 10 maggio del 2023, Pastena ha segnato l’inizio di una delle nuove vite di Evenepoel. Prima di raccontare quest’episodio, però, c’è da fare una premessa sugli altri “prima e dopo” del belga: nato a Schepdaal, nel cuore del Brabante fiammingo, 25 giorni dopo l’inizio del nuovo millennio, Remco da giovanissimo era destinato a tutt’altra carriera: era, infatti, uno dei talenti più fulgidi del sempre prolifico settore giovanile dell’Anderlecht. Un terzino sinistro potente e scattante, transitato pure per la “cantera” degli olandesi del Psv, capace di conquistare da subito le nazionali giovanili dei “diavoli rossi”: sul web, tanto per darvi un’idea, gira una fotografia di un match disputato a Catanzaro con l’Under 15 del Belgio mentre contrastava Raoul
Bellanova, il tornante del Torino e della Nazionale di Luciano Spalletti. A 17 anni, però, è iniziata la prima sua nuova vita: un grave infortunio e lo stop al calcio. «Non mi divertivo più», ha raccontato a più riprese. Che, però, non ha smesso di fare sport. Anzi. Nel solco dell’eredità familiare ha cominciato a correre in bicicletta, seguendo le tracce del papà Patrick, transitato pure fra i professionisti agli inizi degli anni Novanta. Da subito, Evenepoel ha fatto vedere di saper spingere forte sui pedali: nel 2018, alla prima vera stagione da ciclista, vinse il Mondiale juniores sia a cronometro che in linea, strappando un contratto fra i professionisti evitando a piè pari la “gavetta” dei dilettanti. «Abbiamo trovato il nuovo Merckx», la gioia dei tifosi del Belgio che, troppo spesso, hanno affibbiato a tanti talenti l’eredità (probabilmente irraggiungibile) del “cannibale”. Ma anche l’avventura nel ciclismo ha vissuto vari prima e dopo. Lo scintillio degli esordi fra i big piombò nel buio il giorno di Ferragosto del 2020: le gare erano appena ricominciate dopo la pausa forzata per il Covid e Remco tentò il tutto per tutto nel Giro di Lombardia. Era il grande favorito per la vittoria ma la sua corsa finì in una scarpata. Il bollettino medico fu pesantissimo: frattura del bacino e grave contusione a un polmone. Per nove mesi Evenepoel restò lontano dalla pratica agonistica, dando il via a un’altra vita: da allora, infatti, questo fenomenale belga trova il suo punto debole, il tallone d’Achille proprio quando la strada è in picchiata.
E qui arriviamo a Pastena. Alla ripresa delle attività, infatti, il belga ritrovò subito la verve necessaria per imporsi fra i grandi di questo sport. Successi a ripetizione che lo fecero salire agli onori delle cronache anche per il suo essere non solo atleta ma anche “personaggio”: Remco, infatti, in quegli anni – a più riprese – mostrò una sorta di spocchia che spesso caratterizza i grandi sportivi. Una sorta di Masaniello delle due ruote, un Ippolito da Pastena moderno. Fino al 10 maggio del 2023 quando, proprio nel rione della zona orientale, perse improvvisamente quella sua (sana) presunzione. Il belga si era presentato ai nastri di partenza del Giro d’Italia con i favori del pronostico: già nelle prime tappe era riuscito a prendersi la maglia rosa, dimostrando di voler fare sul serio. Quel giorno, il percorso prevedeva la partenza da Atripalda e l’arrivo proprio all’ombra del Castello d’Arechi a distanza di 28 anni dall’ultima volta. Una frazione che unì idealmente le poesie di Franco Arminio e Alfonso Gatto, le note di Vinicio Capossela a quelle di Rocco Hunt: per lui fu un vero disastro. Un segno, probabilmente, lo aveva ricevuto dal cielo: per l’intera giornata, infatti, venne giù tanta di quella pioggia che sembrava di essere in pieno inverno e non alle porte dell’estate. Già pochi chilometri dopo la partenza, durante l’attraversamento di Venticano, il primo guaio: un cane, improvvisamente, si buttò in strada e per Davide Ballerini fu impossibile evitarlo. Il gregario di Evenepoel provocò, involontariamente, una carambola che fece cadere tanti atleti, fra cui il suo capitano che per qualche minuto rimase seduto sul selciato, dolorante a un fianco. Piegato ma non spezzato, Evenepoel si rimise in sella, recuperò lo svantaggio dal gruppo e si avviò verso il traguardo, sperando di aver superato tutte le disavventure.
Auspicio che divenne vano come il “carrozzone rosa” toccò il capoluogo, facendovi ingresso dalla zona industriale: gli ultimi chilometri della tappa, infatti, prevedevano l’attraversamento del litorale dai confini con Pontecagnano fino al traguardo di piazza della Concordia. Le nostre strade – la magnifica spiegazione scientifica, quasi fosse un prof universitario, la diede Francesco Moser – hanno una particolarità: la salsedine, mischiata alla pioggia e alla polvere d’asfalto che si crea col passaggio dei mezzi, provoca una sorta di reazione chimica che rende le strade scivolosissime. Quella poltiglia saponosa, già alla rotatoria di via Allende, fece le prime vittime: caddero in 15. E la situazione non cambiò per tutto il tratto seguente. Fino a Pastena dove entrò malauguratamente in scena Evenepoel: Remco, infatti, assaggiò nuovamente l’asfalto. Le immagini tv dall’elicottero lo mostrarono a terra subito dopo il Polo Nautico, proprio nei pressi dell’ingresso principale del porticciolo. Strisciò sul brecciolino per diversi metri, ritrovandosi intruppato nelle biciclette degli altri atleti che sopraggiungevano. Le successive riprese evidenziarono che non ci fu alcuna sfortuna nella sua caduta. Fu un suo errore: il belga, forse distratto, andò involontariamente a sbattere sul lussemburghese Alex Kirsch, perdendo il controllo del mezzo. Si rimise in sella e diede di matto: negli ultimi due chilometri prima del traguardo, mentre attraversava Torrione e la parte più orientale del centro di Salerno, si lamentò con tutti e tutti. Tagliato il traguardo, prima di raggiungere il podio-premiazioni allestito in piazza Mazzini, prese una borraccia e la scagliò con forza – inviperito – contro il gabbiotto in ferro che ospitava la stampa.
Una furia segnata da quella “spocchia” che l’aveva caratterizzato: Evenepoel, in quegli istanti, diventò (di nuovo) Ippolito da Pastena. Ma fu proprio quest’episodio a cambiare Remco. A segnare un altro “prima e dopo” della sua esistenza. Da quel momento, infatti, Evenepoel si è trasformato: ha perso l’animo da rivoluzionario, svestendosi di quella presunzione diventata suo segno di riconoscimento. Pastena e la caduta nei pressi del porticciolo gli hanno fatto scattare l’ennesima nuova vita: già il giorno seguente, dopo essersi lamentato con gli avversari, chiese scusa a tutti. Ammise che quella caduta fu causata solo da una sua distrazione. Da allora – salvo rare eccezioni – quella “spocchia” non si è più vista, riuscendo a conquistare anche la simpatia di tanti tifosi che, proprio a causa di quest’atteggiamento, più volte lo avevano messo all’indice chiedendogli di «abbassare la cresta». Di non fare più il Masaniello. Quella pioggia incessante ha fatto terminare le sue sfuriate rabbiose: abbiamo assistito soltanto a tante vittorie. Come quella doppia (e inedita) delle Olimpiadi di Parigi che vanno in archivio inserendo la sua gioia sotto la Torre Eiffel fra le cartoline più belle. Un’impresa segnata anche da quella nuova vita iniziata con una caduta a Pastena.