Che succede nella comunità sikh di Battipaglia? Le investigazioni dei carabinieri del Nucleo operativo e radiomobile (coordinati dai capitani Graziano Maddalena prima e Donato Recchia poi) della locale Compagnia (capitano Samuele Bileti), coordinate dal pm Bianca Rinaldi, hanno aperto un inquietante squarcio su una delle più folte minoranze della Piana del Sele. E il filone culminato nell’esecuzione dell’ordinanza d’applicazione d’arresti domiciliari con braccialetto elettronico, firmata dal gip Giuseppe Rossi, nei confronti di Balkanrajot (detto Bobby), Akashdeep, Bikramjit, Lovejit, Jagroop , Harmanpreet e Ravinder (detto Foggy) Singh (il cognome è lo stesso ma non per legami di parentela: è il credo Sikh a imporre Singh, che in punjabi vuol dire leone, a tutti i fedeli maschi), tutti accusati di rapina, lesioni, violenza privata e soprattutto di tentata estorsione (mille euro per la protezione) nei confronti del titolare d’un barber shop di via De Nicola, è solo uno dei tanti all’attenzione degli inquirenti.
Solo l’inizio. Un amico dei sette, per esempio, il 23 aprile scorso ha sporto denuncia nei confronti d’alcune delle persone offese nel procedimento penale culminato nel provvedimento eseguito all’alba di lunedì: sostiene d’esser stato picchiato e rapinato (500 euro, la paga ricevuta dal datore di lavoro) il 17 aprile, sempre in quella terra di nessuno che è la zona della stazione ferroviaria. Ai carabinieri ha consegnato il referto dei medici del pronto soccorso di Battipaglia, che diagnosticavano un trauma cranico facciale, una ferita lacero contusa allo zigomo sinistro e finanche una lussazione della scapola, che ha imposto l’immobilizzazione con il tutore per tre settimane. Un’altra denuncia era stata sporta poco meno d’un mese prima da Harmanpreet, arrestato ieri: pure lui sei giorni prima era stato in ospedale a Battipaglia, Gli avevano suturato una ferita al labbro superiore. Sosteneva d’essere stato aggredito. Ovviamente nei pressi della stazione. I relativi procedimenti penali, delegati ai carabinieri di Battipaglia, sono in corso.
Gli inquirenti dovranno capire se hanno finalità distrattive rispetto all’indagine principale o meno. Sono state archiviate, invece, le inchieste parallele figlie del pestaggio d’agosto scorso nei pressi del Cinema Italia di Eboli, durante una festa sikh. In quel caso indagarono i carabinieri del posto: il primo a denunciare fu l’imprenditore, che querelò Akashdeep, Bikramjit e un terzo connazionale. Gli avversari, invece, presentarono esposto ai danni dell’imprenditore e d’altri quattro amici suoi. Una matassa che i pm non sono riusciti a dipanare: in entrambi i casi hanno chiesto l’archiviazione, poi decretata dal gip del Tribunale. L’unica certezza della Procura, per ora, è che il titolare del salone (assistito dall’avvocato Costantino Cardiello), depositario delle offerte della comunità sikh, e i suoi due amici sono vittime della sgominata gang dei Singh.
«Stanno allontanando da me le persone che solitamente frequento ». Temeva di rimanere solo, l’imprenditore taglieggiato, e tremava al pensiero che i suoi presunti aguzzini potessero arrecare del male ai familiari rimasti in India. S’era barricato nella sua abitazione, nel cuore di Eboli: «Sono sconfortato – diceva ai carabinieri di Battipaglia – per quanto si sta verificando. Ho denunciato tutto quello che sto subendo, ma mi sento continuamente controllato. A seguito delle ultime minacce ho anche paura di uscire di casa». Era il 29 marzo. Di questo dovranno rispondere i sette indagati già nelle prossime ore, quando compariranno davanti al gip per l’interrogatorio. In sei sono difesi dall’avvocato Orazio Tedesco, uno dal legale Pietro Lamberti.