“La nostra pallavolo” si è trasferita a Salerno. Da martedì Alberto Accarino, il coach cavese volontario coach, ha trovato nel capoluogo collaborazione, accoglienza e tante condizioni favorevoli che nella sua città, in piazza Amabile, erano venute meno. «Indicativamente – le parole di Accarino – alle 16, mi troverò a Salerno ad animare “La nostra pallavolo” nella villa comunale, più o meno tra la spiaggia di Santa Teresa e il Crescent da un lato e il Teatro Verdi dall’altro. È un esperimento che ho già provato nei giorni scorsi con risultati apprezzabili».
La decisione di sospendere l’attività ludica a Cava è scaturita da un peso morale, emotivo e organizzativo. Il coach animatore, Alberto Accarino, è stato messo in condizione di sospendere la sua ammirevole attività per l’ingratitudine di coloro ch’erano infastiditi dai richiami del coach ai giovani, mossi al fine di inculcargli il rispetto del regolamento della pallavolo. E ogni giorno era costretto a fronteggiare, vista la scarsa presenza di volontari “vigilantes”, i ragazzini che non prendevano parte al gioco, anzi lo ostacolavano. Per non parlare poi dei genitori che avevano scambiato l’attività come una sorta di parcheggio per i propri figli, senza preoccuparsi di dare una mano ad Alberto anche solo come “ angeli custodi ‘ che avrebbero fatto da deterrenza ai ragazzini che infastidivano il gioco.
«A Salerno – spiega Alberto Accarino – ci sono ombra e fresco e si può giocare nel primo pomeriggio senza attendere la sera. I delinquentucci in erba non ci seguono e, comunque, sarebbero ampiamente penalizzati dal fatto che vi è la luce del sole a renderli visibili e riconoscibili. Non ci sono lagnosi che lamentino la nostra presunta rumorosità. Non ci sono mamme ingrate e insolenti. Abbiamo l’acqua potabile e i bagni pubblici nei pressi». E così l’animatore volontario delle calde giornate estive, non può che “migrare” a Salerno. «A Cava svolgevo il tutto – la chiosa di Accarino – in presenza di figure ostili aggressive e pericolose, senza videosorveglianza e senza affidabile illuminazione, senz’angeli custodi in numero e con disponibilità di tempo adeguati e senza neppure il supporto di alcuni dei pochi genitori occasionalmente presenti nei luoghi di gioco, alcuni di questi ultimi capaci finanche di mettere platealmente in discussione la mia azione contenitiva disciplinare».