Asse tra clan e politica in cambio di voti e appalti: la requisitoria del pubblico ministero è una stangata per il sindaco di Scafati, Pasquale Aliberti, e la moglie, l’ex consigliera regionale Monica Paolino. L’udienza del processo “Sarastra”, che si è tenuta ieri pomeriggio al Tribunale di Nocera Inferiore ha confermato il capo d’imputazione per scambio di voto politico-mafioso mentre decade l’accusa per abuso d’ufficio rispetto ai fatti legati alle onoranze funebri attive sul territorio. Decadenza avvenuta anche a seguito delle azioni intraprese da Aliberti, con quest’ultimo che sull’argomento ha presentato anche denuncia.
Tornando alla requisitoria, il pubblico ministero Rocco Alfano ha chiesto sei anni e otto mesi di reclusione per il primo cittadino di Scafati, mentre per la moglie ed ex consigliere regionale Monica Paolino sono stati richiesti cinque anni e quattro mesi. Chiesta la condanna anche per il fratello dell’attuale sindaco scafatese, Nello Aliberti (sei anni e tre mesi), per Ciro Petrucci (cinque anni e nove mesi, così come per l’ex consigliere comunale Roberto Barchiesi. Infine, cinque anni e quattro è stata la richiesta per Giovanni Cozzolino, ex factotum di Aliberti al Comune di Scafati, e tre anni quattro mesi ad Andrea Ridosso, nipote del boss Romolo Ridosso.