Un mercato da monitorare per comprendere i prezzi della “concorrenza” e, soprattutto, capire se le loro ospiti effettuassero delle maggiorazioni rispetto a quanto pattuito. È uno dei retroscena che emerge dall’ordinanza di misure cautelari firmata dal gip Annamaria Ferraiolo che ha dato il via al blitz, eseguito nella giornata di giovedì dai carabinieri della Compagnia di Salerno agli ordini del maggiore Antonio Corvino, che ha smantellato tre diverse organizzazioni dedite allo sfruttamento della prostituzione con 19 indagati e “case a luci rosse” sparse fra Salerno e i centri limitrofi. Nelle indagini dei militari dell’Arma, dunque, è emerso che alcuni componenti del gruppo effettuavano delle verifiche sulle attività delle prostitute. Come? Nel modo più semplice: telefondando ai numeri segnati sui siti d’annunci on-line e fingendosi dei clienti per chiedere il quantum delle “prestazioni piccanti”.
È accaduto, ad esempio, il 26 gennaio del 2022 quando Pasquale Ferrara, uno dei destinatari della misura degli arresti domiciliari, telefonò a una giovane donna che era ospitata nell’abitazione riconducibile al gruppo del quartiere Carmine, in piazza Paoli. «Ho trovato l’annuncio su Bakeka», riferisce Ferrara con la donna che lo invita a raggiungerla nei pressi dello stadio Vestuti. Gli accertamenti sull’utenza telefonica, poi, consentirono di verificare che quel numero, effettivamente, era presente sul portale di escort con un annuncio su una “donna brasiliana appena arrivata a Salerno”. «Non appare inverosimile che la telefonata effettuata dal Ferrara fosse finalizzata a verificare le tariffe applicate dalla donna», scrive il giudice nell’ordinanza.