Le promesse delle scorse settimane, adesso, diventano un impegno concreto su carta. Ed economico. Con una determina, infatti, il Comune di Salerno ha di fatto ufficializzato il rifacimento dei murales nel rione Fornelle, le opere d’arte – in gran parte ispirate al poeta Alfonso Gatto – che hanno caratterizzato il quartiere nel cuore della città antica che, però, dovranno essere rimossi per consentire il completamento degli interventi di restyling delle palazzine popolare della zona, opere finanziate con i fondi del Pnrr.
Già nelle scorse settimane, infatti, l’amministrazione comunale – in particolare per voce del sindaco Vincenzo Napoli e dell’assessore all’Urbanistica, Dario Loffredo – subito dopo l’ufficialità dell’eliminazione dei caratteristici graffiti aveva annunciato la ferma volontà di riproporre quelle opere che per le Fornelle hanno segnato anche una sorta di “riscatto sociale”, rilanciando anche a livello turistico l’intera area in precedenza frequentata e visitata soltanto dai residenti. Nella determina firmata da Giovanni Micillo , responsabile del Settore Opere e Lavori pubblici, viene riepilogata l’intera vicenda ma anche la necessità di «procedere al ripristino e rinnovo delle facciate di edifici interessati da calligrafie e dipinti murali realizzati per iniziativa della fondazione culturale Alfonso Gatto».
E proprio la fondazione presieduta da Filippo Trotta è stata interpellata dall’amministrazione comunale così da iniziare a studiare come rifare i caratteristici murales. Lo scorso 14 febbraio, sul tavolo dell’amministrazione è arrivata una proposta «sia per il recupero e rinnovo dei murales e delle calligrafie sia per le finalità di promozione della cultura ed integrazione sociale» da parte della Fondazione. Idea che è stata accolta di buon grado dal Comune di Salerno visto che «è nell’interesse di questa amministrazione promuovere le attività culturali e sociali e conservare l’identità dei luoghi attraverso il ripristino e rinnovo degli elementi figurativi e decorativi presenti nel rione Fornelle».