Si è concluso presso la sede della Fondazione EBRIS il Secondo Annual Meeting del progetto europeo OPADE (Optimising Predictive Analytics in Depression through multi-omic Exploration), due giornate di confronto scientifico che hanno riunito ricercatori, clinici e partner provenienti da sei Paesi per fare il punto sui risultati raggiunti e tracciare le linee guida per la seconda fase del progetto.
Finanziato dall’Unione Europea e coordinato dalla Fondazione EBRIS, OPADE mira a rivoluzionare l’approccio terapeutico al Disturbo Depressivo Maggiore (MDD), una patologia che coinvolge circa 280 milioni di persone nel mondo. Nonostante i progressi degli ultimi anni, meno del 6% dei pazienti ottiene benefici significativi dai trattamenti oggi disponibili. L’obiettivo del consorzio internazionale, composto da 14 partner scientifici, è comprendere le ragioni di questa scarsa efficacia e sviluppare strumenti predittivi capaci di personalizzare la terapia antidepressiva attraverso l’uso dell’Intelligenza Artificiale e lo studio del microbioma intestinale.
«La depressione – ha dichiarato Giulio Corrivetti vicepresidente della Fondazione EBRIS – è una delle sfide più complesse del nostro tempo. Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, entro il 2030 sarà la prima causa di disabilità nel mondo, superando malattie cardiovascolari e oncologiche. Con OPADE vogliamo superare un limite storico della psichiatria, ovvero l’assenza di marcatori biologici e clinici che aiutino a orientare la diagnosi e il trattamento. Il nostro obiettivo è costruire una vera e propria bussola clinica, in grado di migliorare l’efficacia dei farmaci, ridurre gli effetti collaterali e restituire ai pazienti non solo salute, ma anche benessere e percezione di felicità».
Il progetto, che ha una durata complessiva di 54 mesi e terminerà nel maggio 2027, ha già raggiunto un traguardo importante: la conclusione della fase di arruolamento di 350 pazienti di età compresa tra i 14 e i 50 anni, distribuiti tra i centri di ricerca dei Paesi partner.
«Con OPADE abbiamo l’ambizione di capire perché alcuni pazienti rispondono e altri no ai farmaci antidepressivi. – ha spiegato Alessio Fasano presidente e direttore scientifico della Fondazione EBRIS – L’efficacia delle terapie oggi disponibili resta al di sotto del 50%. Ci sono forti evidenze che la risposta ai trattamenti dipenda anche dal microbiota intestinale e dal modo in cui esso interagisce con il cervello. Studiare questo legame significa poter ottimizzare l’efficacia dei farmaci, ridurre i tempi di risposta e, in prospettiva, personalizzare le cure».
Il legame tra intestino e cervello, oggi riconosciuto come uno dei campi più promettenti della ricerca biomedica, è infatti al centro del lavoro di OPADE. La Fondazione EBRIS coordina la raccolta e l’analisi dei dati clinici, biologici e multi-omici (genomici, trascrittomici, proteomici e metabolomici) necessari alla costruzione del modello predittivo.
«Il nostro lavoro – ha spiegato Alessandra Marenna responsabile del Core Microbioma della Fondazione EBRIS – è passato dalla fase di arruolamento, conclusa ad aprile 2025, alla fase di analisi dei dati biologici e clinici. In occasione di questo meeting abbiamo potuto condividere i primi trend clinici e i dati preliminari sulla stratificazione dei pazienti. L’obiettivo è comprendere perché alcuni soggetti non rispondono al trattamento farmacologico iniziale e sviluppare, grazie a marcatori biologici, percorsi terapeutici più mirati».
Una parte cruciale del progetto è rappresentata dall’integrazione tra neuroscienze e intelligenza artificiale, che consente di individuare correlazioni nascoste tra i dati raccolti e le risposte terapeutiche osservate. «Attraverso i modelli di AI e Machine Learning – ha aggiunto Corrado Vecchi responsabile del Core AI della Fondazione EBRIS – stiamo lavorando per identificare biomarcatori utili alla diagnosi precoce e alla cura personalizzata. L’intelligenza artificiale ci aiuta a leggere la complessità biologica in modo nuovo, ma ci impone anche una grande responsabilità etica: quella di garantire la tutela dei dati personali e il rispetto delle normative europee sulla privacy».
Nel corso dell’Annual Meeting sono stati presentati i primi risultati del consorzio internazionale, che confermano l’efficacia dell’approccio multi-omico e aprono la strada alla costruzione di un modello predittivo integrato, destinato a diventare uno strumento di supporto clinico di grande valore. Con OPADE, la Fondazione EBRIS consolida il proprio ruolo di hub di ricerca e innovazione biomedica a livello europeo, capace di unire scienza, tecnologia e attenzione alla persona in un’unica visione: quella di una medicina di precisione che mette il paziente – e non la malattia – al centro del percorso di cura.

