di Giovanni Grisi*
Oggi, qui a Salerno, è la statua di Giovanni Amendola che, in corso Garibaldi, dopo un secolo, ricorda ai giovani salernitani ed a tutta la sua città il suo impegno, che gli costò la vita, contro il fascismo, per difendere la democrazia e la libertà.
Amendola è una figura luminosa nella storia italiana. Nato a Napoli ma figlio di una nobile famiglia salernitana di giuristi di ieri e di oggi, liberale, giornalista, fu eletto deputato qui a Salerno nel 1919 e, poi, fu nominato Ministro alle Colonie, sempre operando con la forza e l’entusiasmo del nostro meridione nell’intensa e quotidiana attività politica. Fu fiero oppositore di Mussolini perché, tra l’altro, tentò di evitare la marcia su Roma ma il Re Vittorio Emanuele III non intese firmare il decreto della dichiarazione dello stato di assedio per cui la sua opposizione al regime divenne, ben presto, critica, determinata ed intransigente. Dopo il delitto Matteotti in un cenacolo di liberi, nobili ed eletti pensatori, si incontrarono politici, storici, filosofi e così Giovanni Amendola con Piero Gobetti, Piero Calamandrei, Gaetano Salvemini, Benedetto Croce e Luigi Einaudi, secondo Presidente della Repubblica, andarono maturando storiche decisioni. Giovanni Amendola si mise a capo di un gruppo misto di socialisti, cattolici e liberali e tale evento passò, poi, alla storia come “Secessione dell’Aventino” perché chiese, con la forza di chi crede ed opera, le dimissioni del governo Mussolini sperando, ma inutilmente, nell’appoggio del Re Vittorio Emanuele III. Fu proprio questa strenua intransigenza che spinse la violenza fascista ad organizzare una squadraccia – come pensata a Roma – organizzando una manifestazione di partito da tenersi a Montecatini, dove si trovava Amendola per un breve periodo di riposo e di cure. Fu teso un agguato, fu aggredito selvaggiamente e percosso con tanta violenza che ogni tentativo di cure immediate si rivelò inutile per cui nei giorni successivi fu trasferito a Parigi.
Qui fu sottoposto a diversi interventi chirurgici che non gli restituirono mai più autonomia e fu, poi, la sua vita successiva un vero calvario e così consumò i suoi ultimi giorni a Cannes, lontano dal suo paese e lì si spense il 7 Aprile 1926. Le sue spoglie furono poi nel 1950 trasferite a Napoli dove riposano nel cimitero monumentale di Poggioreale con la stessa lapide di Cannes, che personalmente aveva voluto: “Qui vive Giovanni Amendola… aspettando”.
Salerno e le sue istituzioni hanno il dovere di ricordare alle nuove generazioni Giovanni Amendola – eroe democratico – ed alfiere indomito di questi principi e diritti naturali che difese e pagò con la propria vita condannando, in ogni tempo e luogo, la violenza in ogni sua forma e manifestazione perché, come sempre affermava, “la libertà non è un dono ma un dovere”.
(*:avvocato)